lunedì 27 settembre 2010

GROTTA DI CAPODANNO

Ieri Karlo, Luana ed io abbiamo avuto la bella idea di andare alla grotta di Capodanno.
Giunti al trivio del Vespasiano abbiamo avuto modo di congratularci con C.C. per il livello raggiunto in scavi solitari. Il nostro ha infatti proseguito per circa 10 metri in una fessura trasversale agli strati , vorrei scrivere "mai comoda" ma mi viene più spontaneo "proprio scomoda".  Lo scavatore di Castello cmq aveva momentaneamente abbandonato l'opera perchè non sapeva più dove parcheggiare il materiale scavato. Abbiamo dato inizio quindi ad un'opera di pulizia insaccando sabbia e fango in sacchettoni di plastica chiusi con fascette da elettricista e facendoli rotolare per una decina di metri. Finite le fascette abbiamo sostituito i sacchettoni con un sacco da grotta che recuperavamo mezzo corda.
Per fortuna ad un'ora imprecisata (eravamo senza orologio) C.C. si è dichiarato stanco (ma forse era solo una scusa per correre incontro al suo amore che lo stava raggiungendo dal lago) e siamo usciti.
Non chiedetemi come prosegue perchè non lo so (avanti è andato solo C.C.) però vi posso dire che ieri sera sul mio corpo sembravo portare i segni di una rissa....

Antonio

P.s.
Luana è febbricitante tanto le è piaciuto il posto. Cmq vi consiglio di andarci tutti con almeno 2 sacchi.

lunedì 20 settembre 2010

TRE CIVETTE

Ieri Karlo, Virginia, Luana, io e Cecil (un'amica francese di Virginia) siamo
andati alle pareti sotto la bocchetta di Piancaformia. Virginia, Luana e io
siamo entrati alle 3 Civette per rilevare, Karlo è salito a Ossobuco per
disostruire, Cecil (che non è speleo) è tornata verso l'auto dove ci ha
comodamente aspettato per circa 8 ore (che domenica esaltante, belli questi
viaggi in Italia).

La squadra rilievo ha presto scoperto suo malgrado che il Sig. C.C. porta la
taglia XS (la squadra rilievo no). Cmq spingendo e tirando ha raggiunto il
fondo dell'abisso (circa -30). La grotta termina, o meglio non termina, con un
meandro alto e stretto con circolazione d'aria modesta (Karlo che ci ha
guardato meglio di tutti sostiene prosegua così, senza allargare, a perdita
d'occhio). Dopo aver scattato qualche foto particolarmente scadente abbiamo
dato inizio al rilievo. Alla sommità del primo pozzo siamo stati raggiunti
dallo scavatore di Castello che ci recava le seguenti nuove:
- ha superato la strettoia ad Ossobuco ma la grotta termina 2 metri dopo in
una saletta senza evidenti prosecuzioni
- ha quindi progredito nello scavo del nuovo buco individuato (a circa 2 metri
dal sentiero), è quasi passato ma ha desistito causa la presenza di numerosi
escursionisti
Mentre il rilievo proseguiva attraverso disagevoli e maleodoranti passaggi, C.
C. in solitaria effettuava il disarmo dell'abisso.
Alle 19.40 eravamo fuori a vedere un tramonto nebbioso, alle 21.20 eravamo in
Cainallo a controllare che Cecil non si fosse suicidata.

Antonio

P.S.
Il rilievo lo stende Virginia, i dati li ha lei.
Se dovete importunare qualcuno, importunate lei.

WEEK END....CANINO!

Questa mattina Antonio ed io partiamo da Varese intenzionati ad andare a Bobbio
per risalire il più possibile il percorso della funivia, a caccia di nuovi
buchi.
Poco prima di Como suona il mio cellulare, sul display appare un numero
sconosciuto, ma sto guidando e non faccio in tempo a rispondere. Ci penso un
pochino, di solito non richiamo numeri non noti, ma l'ora mattutina della
domenica mi dà la sensazione che potrebbe essere successo qualcosa. Quindi
richiamo. Dall'altra parte del cellulare risponde un tizio sconosciuto che si
presenta come Eleno (!) Benedetti, fratello dell'Enrico del Bogani. Mi racconta
che quella mattina era a caccia nelle zone soprastanti il Pialeral ed il suo
cane da caccia, un setter di nome Duca, è improvvisamente sparito tra i mughi
ed è precipitato in un pozzo/frattura profondo venti, trenta metri. Lo sentiva
distintamente abbaiare dal nero del buco. Ha provato a scendere, ma senza corde
e senza esperienza non si sentiva in grado e, sapendo che nel rifugio di suo
fratello spesso bazzicano gli speleo ha pensato di chiamare il Bogani e di
farsi consigliare. Mariangela gli dà svariati numeri di telefono: tra cui
quelli di Andrea (che ha trascorso la notte in Bogani ma se ne è anche già
andato), di Tiziano Manzi ed il mio. Eleno prova a chiamare tutti: tra
conoscenti e speleo fa almeno una quindicina di telefonate, ma nessuno
risponde! (Andrea è sulla cresta del Pizzo della Pieve ma ha il cellulare
spento!). Ultimo chiama il mio numero e nemmeno io rispondo. Allora richiama
Mariangela, che manda qualcuno in giro per il Moncodeno alla ricerca di Andrea.
Appena Eleno attacca il telefono riceve la mia chiamata e mi spiega la
situazione.
Restiamo d'accordo che Antonio ed io nel frattempo raggiungiamo la Valsassina
e proviamo a chiedere aiuto per telefono a conoscenti, mentre lui prova a
sentire il veterinario. Mentre io guido, Antonio prova varie volte a chiamare
Andrea: per noi è fondamentale contattarlo perchè abbiamo corde e attrezzature
al Bogani e se lo beccassimo per tempo lui potrebbe portarci giù tutto in
Cainallo, per poi risalire insieme al Pialeral. Ma Andrea è irraggiungibile.
Quindi Antonio manda un SMS a Lontra spiegandogli la situazione e chiedendogli
se il Soccorso può intervenire in una simile situazione. Ma nemmeno Lontra
risponde, e quando proviamo a chiamarlo anche il suo cellulare è
irraggiungibile; pensiamo che dopo aver ricevuto il nostro SMS l'abbia spento
volontariamente...
Giunti al Colle del Balisio facciamo gli ultimi, inutili tentativi di chiamate
ed alla fine ci arrendiamo: saliremo in Bogani a recuperare corde e
attrezzature, e scenderemo per poi risalire al Pialeral dove ci aspetterà
Eleno, per condurci sul luogo. Infileremo il cane in uno dei nostri zaini da
montagna, sperando che collabori almeno un pochino... I dubbi sono tanti. Ma
quanto sarà spappolato un cane caduto in un pozzo? E poi, se avesse le zampe
spezzate, come lo cacci in uno zaino? E se fosse agonizzante dovremmo magari
pure finirlo? Speriamo almeno che Eleno abbia esagerato la profondità del
pozzo!
Siamo già in viaggio oltre il Colle del Balisio quando finalmente Lontra
risponde al telefono e ci informa che il Soccorso è già in movimento e che
stanno arrivando con il mezzo adatto da Stezzano! Richiamiamo Eleno e gli diamo
la buona notizia, quindi lui ci informa che sta scendendo dal Pialeral per
recuperare dal veterinario sia un sedativo che un eccitante per il cane. Ci
diamo appuntamento tutti quanti al Colle di Balisio. Passato il giusto lasso di
tempo finalmente ci raduniamo tutti: Antonio ed io from Varese, Eleno
proveniente dal veterinario con fialette narcotiche e museruola, Lontra, Mauro
(Le Nottole) e Daniele (Le Nottole) dalla sede del Soccorso con tutte le
attrezzature ed un imbrago da mettere al cane. Partiamo sui fuoristrada e
raggiungiamo il Pialeral.
Camminiamo circa mezz'ora, tre quarti d'ora e finalmente giungiamo sul luogo
del delitto. Da una bella frattura, infognatissima tra i mughi, giunge
nitissimo l'abbaiare di Duca. Il pozzo, dapprima piuttosto modesto, si amplia e
si fa decisamente verticale poco sotto. Armano e scendono i tre del Soccorso.
Eleno non aveva esagerato: Duca è sotto di venti, venticinque metri! E la cosa
ancora più incredibile è che è sano come un pesce, nemmeno un osso rotto! Solo
qualche graffio qua e là, e intorno ad un occhio. La base del pozzo, un
ambiente di 5x5 è occupata da uno spesso cono di neve inclinato che deve avere
attutito la caduta del cane.
Duca è ipereccitato ma buono, si lascia mettere la museruola e l'imbrago,
quindi viene infilato in un sacco da forra. Daniele se lo carica di peso e
comincia a risalire il pozzo. Finchè Duca è nel vuoto se ne sta buono e
tranquillo, ma appena comincia a vedere la luce e a toccare con le zampette che
sporgono la parete, comincia immediatamente ad agitarsi e lentamente si sfila
dal sacco. Giunto nella parte più stretta Daniele perde sempre più il controllo
di Duca, che esce completamente dal sacco e Daniele è costretto a tenerlo con
le mani: in questo modo però non può più risalire! Antonio ed io caliamo dal
fuori una seconda corda, che Daniele riesce in qualche modo a legare al collare
di Duca giusto in tempo. Duca parte a razzo risalendo in arrampicata (!)
l'ultimo tratto verticale, mentre Antonio ed io lo tiriamo di peso dal collare
rischiando di strozzarlo! Eppure in meno di trenta secondi di apnea Duca ci
raggiunge!
Il nostro pomeriggio si conclude con una pantagruelica mangiata al Pialeral,
offertaci gentilmente da Eleno. Il Pozzo del Duca (nobile nome!) ovviamente era
inesplorato, sotto termina su tappo di neve, e tutta la zona circostante è da
battere meglio perchè potrebbe riservare ulteriori sorprese. E poi anche perchè
non è sempre una saggia cosa mandare avanti i cani in esplorazione...
Luana

domenica 5 settembre 2010

Week End a W le Donne

Sabato Antonio ed io siamo andati in w le Donne, intenzionati a rivedere
l'invitante prosecuzione che Antonio aveva intravisto durante il campo
infilandosi in una finestra del Caro Cogoi Semo Cagai. Entriamo con quattro
sacchi di materiali e giunti sul Gran Salto dell'Orda riarmiamo la finestra che
ci conduce a ricollegare col Caro Cogoi Semo Cagai. Qualche frazionamento sotto
siamo nella finestra. Entrando noto subito i graspolini delle pareti piegati a
90 gradi per seguire la direzione dell'aria, tipo quelli che ci sono nella
forra della Voragine. Qualche passaggino un pò strettino e sbuchiamo in una
saletta che è il limite esplorativo che aveva raggiunto Antonio l'altra volta.
Oltre l'ambiente si amplia e, risaliti un paio di massoni, ci affacciamo su un
pozzo grande e davvero bello, cilindrico, con le pareti lisce ed un arco di
roccia naturale nel mezzo. Visto che adesso non abbiamo più timore di
ricollegare e di rovinare eventuali corde, puliamo a dovere la partenza ed
Antonio scende armando. Sotto ad un terrazzino purtroppo si fa bagnato. Il
pozzo si rivela un P45 e lo battezziamo "Locanda del Pellegrino"; alla sua base
parte un ostico meandro con una parte alta e una bassa. In quella bassa si
infila Antonio ma l'ambiente diviene presto intransitabile; io salgo nella
parte alta e trovo che, smazzando, si potrebbe anche passare. Abbiamo solo la
mazzetta d'armo, ed in due ci alterniamo nello smazzare; anche qui fioriscono
dovunque graspolini piegati a 90 gradi dall'aria, che si avverte netta. Il
posto è fastidioso, di quelli che senti il bisogno di smazzare dovunque, ed è
lungo più di venti metri! Non può che essere battezzato "Meandro Bucefalo".
Passiamo una curva ed una seconda. Ci aspettiamo che da un momento all'altro il
meandro sfondi, ma quello continua impassibile da smazzare. Un massone
inamovibile fa penare non poco Antonio che ingaggia una lotta personale
incastrandoci prima la mazzetta e poi, per recuperarla a tutti i costi,
cercando di sostituirla con il suo braccio... (ma l'importante era non fare una
figuraccia abbandonando la mazzetta incastrata...) Dopo la terza curva
finalmente il meandro si amplia ed origina un modesto saltino, sotto si vede
una saletta di forma allungata ("Un punto d'appoggio") che, tornando sotto al
meandro stesso sembrerebbe sfondare a sua volta.
Ci avviamo stanchi ma soddisfatti verso l'uscita; rileviamo poco più di un
centinaio di metri. Alle quattro del mattino sbuchiamo in cresta.
Luana
P.S. Tra le altre cose abbiamo preso la corda dell'ingresso della Voragine che
adesso si trova stesa nella finestra del Gran Salto dell'Orda.