Questa mattina Antonio ed io partiamo da Varese intenzionati ad andare a Bobbio 
per risalire il più possibile il percorso della funivia, a caccia di nuovi 
buchi.
Poco prima di Como suona il mio cellulare, sul display appare un numero 
sconosciuto, ma sto guidando e non faccio in tempo a rispondere. Ci penso un 
pochino, di solito non richiamo numeri non noti, ma l'ora mattutina della 
domenica mi dà la sensazione che potrebbe essere successo qualcosa. Quindi 
richiamo. Dall'altra parte del cellulare risponde un tizio sconosciuto che si 
presenta come Eleno (!) Benedetti, fratello dell'Enrico del Bogani. Mi racconta 
che quella mattina era a caccia nelle zone soprastanti il Pialeral ed il suo 
cane da caccia, un setter di nome Duca, è improvvisamente sparito tra i mughi 
ed è precipitato in un pozzo/frattura profondo venti, trenta metri. Lo sentiva 
distintamente abbaiare dal nero del buco. Ha provato a scendere, ma senza corde 
e senza esperienza non si sentiva in grado e, sapendo che nel rifugio di suo 
fratello spesso bazzicano gli speleo ha pensato di chiamare il Bogani e di 
farsi consigliare. Mariangela gli dà svariati numeri di telefono: tra cui 
quelli di Andrea (che ha trascorso la notte in Bogani ma se ne è anche già 
andato), di Tiziano Manzi ed il mio. Eleno prova a chiamare tutti: tra 
conoscenti e speleo fa almeno una quindicina di telefonate, ma nessuno 
risponde! (Andrea è sulla cresta del Pizzo della Pieve ma ha il cellulare 
spento!). Ultimo chiama il mio numero e nemmeno io rispondo. Allora richiama 
Mariangela, che manda qualcuno in giro per il Moncodeno alla ricerca di Andrea. 
Appena Eleno attacca il telefono riceve la mia chiamata e mi spiega la 
situazione.
Restiamo d'accordo che Antonio ed io nel frattempo raggiungiamo la Valsassina 
e proviamo a chiedere aiuto per telefono a conoscenti, mentre lui prova a 
sentire il veterinario. Mentre io guido, Antonio prova varie volte a chiamare 
Andrea: per noi è fondamentale contattarlo perchè abbiamo corde e attrezzature 
al Bogani e se lo beccassimo per tempo lui potrebbe portarci giù tutto in 
Cainallo, per poi risalire insieme al Pialeral. Ma Andrea è irraggiungibile. 
Quindi Antonio manda un SMS a Lontra spiegandogli la situazione e chiedendogli 
se il Soccorso può intervenire in una simile situazione. Ma nemmeno Lontra 
risponde, e quando proviamo a chiamarlo anche il suo cellulare è 
irraggiungibile; pensiamo che dopo aver ricevuto il nostro SMS l'abbia spento 
volontariamente...
Giunti al Colle del Balisio facciamo gli ultimi, inutili tentativi di chiamate 
ed alla fine ci arrendiamo: saliremo in Bogani a recuperare corde e 
attrezzature, e scenderemo per poi risalire al Pialeral dove ci aspetterà 
Eleno, per condurci sul luogo. Infileremo il cane in uno dei nostri zaini da 
montagna, sperando che collabori almeno un pochino... I dubbi sono tanti. Ma 
quanto sarà spappolato un cane caduto in un pozzo? E poi, se avesse le zampe 
spezzate, come lo cacci in uno zaino? E se fosse agonizzante dovremmo magari 
pure finirlo? Speriamo almeno che Eleno abbia esagerato la profondità del 
pozzo!
Siamo già in viaggio oltre il Colle del Balisio quando finalmente Lontra 
risponde al telefono e ci informa che il Soccorso è già in movimento e che 
stanno arrivando con il mezzo adatto da Stezzano! Richiamiamo Eleno e gli diamo 
la buona notizia, quindi lui ci informa che sta scendendo dal Pialeral per 
recuperare dal veterinario sia un sedativo che un eccitante per il cane. Ci 
diamo appuntamento tutti quanti al Colle di Balisio. Passato il giusto lasso di 
tempo finalmente ci raduniamo tutti: Antonio ed io from Varese, Eleno 
proveniente dal veterinario con fialette narcotiche e museruola, Lontra, Mauro 
(Le Nottole) e Daniele (Le Nottole) dalla sede del Soccorso con tutte le 
attrezzature ed un imbrago da mettere al cane. Partiamo sui fuoristrada e 
raggiungiamo il Pialeral.
Camminiamo circa mezz'ora, tre quarti d'ora e finalmente giungiamo sul luogo 
del delitto. Da una bella frattura, infognatissima tra i mughi, giunge 
nitissimo l'abbaiare di Duca. Il pozzo, dapprima piuttosto modesto, si amplia e 
si fa decisamente verticale poco sotto. Armano e scendono i tre del Soccorso. 
Eleno non aveva esagerato: Duca è sotto di venti, venticinque metri! E la cosa 
ancora più incredibile è che è sano come un pesce, nemmeno un osso rotto! Solo 
qualche graffio qua e là, e intorno ad un occhio. La base del pozzo, un 
ambiente di 5x5 è occupata da uno spesso cono di neve inclinato che deve avere 
attutito la caduta del cane. 
Duca è ipereccitato ma buono, si lascia mettere la museruola e l'imbrago, 
quindi viene infilato in un sacco da forra. Daniele se lo carica di peso e 
comincia a risalire il pozzo. Finchè Duca è nel vuoto se ne sta buono e 
tranquillo, ma appena comincia a vedere la luce e a toccare con le zampette che 
sporgono la parete, comincia immediatamente ad agitarsi e lentamente si sfila 
dal sacco. Giunto nella parte più stretta Daniele perde sempre più il controllo 
di Duca, che esce completamente dal sacco e Daniele è costretto a tenerlo con 
le mani: in questo modo però non può più risalire! Antonio ed io caliamo dal 
fuori una seconda corda, che Daniele riesce in qualche modo a legare al collare 
di Duca giusto in tempo. Duca parte a razzo risalendo in arrampicata (!) 
l'ultimo tratto verticale, mentre Antonio ed io lo tiriamo di peso dal collare 
rischiando di strozzarlo! Eppure in meno di trenta secondi di apnea Duca ci 
raggiunge!
Il nostro pomeriggio si conclude con una pantagruelica mangiata al Pialeral, 
offertaci gentilmente da Eleno. Il Pozzo del Duca (nobile nome!) ovviamente era 
inesplorato, sotto termina su tappo di neve, e tutta la zona circostante è da 
battere meglio perchè potrebbe riservare ulteriori sorprese. E poi anche perchè 
non è sempre una saggia cosa mandare avanti i cani in esplorazione...
Luana